DANIELE VERZETTI IL ROCK POETA

Bandiera del Tibet                     L'INTERVISTA
                         
Pubblico in anteprima l'intervista integrale rilasciata agli amici di Homoscrivens capitanati dal mio amico Aldo Putignano, in prossimità dell'evento all'Hopaltrove di cui potete avere notizie qui; l'intervista tra qualche giorno sarà pubblicata anche sul loro sito.


Ringrazio il "Grande Capo" Aldo Putignano per avermi cortesemente permesso questa gustosa anteprima!!!

INTERVISTA AL ROCKPOETA

Il primo incontro fra Daniele Verzetti e la compagnia Homo Scrivens risale ormai a qualche anno fa: era da poco uscito per Prospettiva il suo primo libro di poesie “Il vento, lo spirito e tu” e in uno dei rari ma fortunati incontri con “Nuovi autori” (appuntamento da cui hanno preso le mosse anche altri giovani artisti, quali Giuseppe Bianco e Gennaro Chierchia, il curatore di San Gennoir) Homo Scrivens contattò l’allora esordiente poeta genovese, invitandolo al corso di scrittura.

D: Caro Daniele, ne è passata di acqua sotto i ponti, cosa ricordi di quei giorni?

R: Sarà banale ma sicuramente l’emozione di parlare del  mio libro, e in fondo poi  di me per la prima volta di fronte ad altre persone. A parlare in pubblico ero già abituato, ma mai per  le mie poesie ovviamente, mai cioé per qualcosa che fosse così personale.  Ricordo tutto, perfino molte delle domande (anzi forse davvero tutte!) che mi furono poste da molti di voi alla fine. E poi ricordo ancora la curiosità e anche il timore di scoprire se, come in realtà poco modestamente  pensavo lol, le mie emozioni  e le mie “denunce sociali” erano anche le vostre. Ovviamente si se sono ancora qui tra voi , credo. (lol)


D: Con il tuo secondo libro, “La Terrazza” sempre edito da Prospettiva, hai girato l’Italia portando avanti un modello di presentazione sempre più legato alla performance: ti definisci infatti un rock-poeta. Da cosa nasce quest’idea e quali ti sembra ti siano state le reazioni del pubblico a tale approccio?

R:  Nasce  da una maturazione artistica ma soprattutto da una presa di coscienza che è insita anche nel libro: ossia la convinzione che scrivere e presentare i miei lavori era ed è quello che voglio fare per vivere.
Al contrario invece, il mio primo lavoro era una silloge strictu sensu, in quanto raccolta di poesie scritte dal 1987 al 2003, e come mia aspirazione c’era la curiosità di mettermi in gioco e capire quanto valessi. Con “La Terrazza”, invece, le cose sono subito state diverse. In primis, è stato scritto direttamente…"in bella" ossia in pochi mesi e senza nessuno scarto, in quanto è stato come realizzare un cd in presa diretta. Io scrivo oramai sempre così,  i miei libri sono scritti senza che ci siano scarti. Forse ad eccezione di uno. Scrivo molto e in tempi ravvicinati  e questo spiega perché al momento abbia già tre libri finiti e uno iniziato…
E’ anche cambiato quindi il mio modo di interpretare le mie poesie. Non da seduto ma come un attore in piedi , tra le persone, insomma le mie presentazioni sono diventate veri ed autentici “one-man-show”dove introduco, commento e leggo le mie poesie per almeno un’ora. Come un cantante rock, il mio libro è il cd e la presentazione, il mio concerto live. Ecco da cosa nasce l’idea del Rockpoeta, dal modo che ho di  recitare quello che scrivo, nonché anche per quello che scrivo. Occuparmi di sociale è quasi un must per me, viene naturale e dato che spesso il rock si è occupato di tematiche sociali, ecco come è nato l’appellativo di Rockpoeta. Il Diario di Viaggio che voi avete gentilmente ospitato ne è una prova ulteriore. Raccontare le emozioni e gli incontri vissuti durante il tour  è sicuramente un tipo di esperienza che viene più naturale realizzare per un muscista piuttosto che uno scrittore.

                                    

D: Una curiosità: il tuo modo di presentare il testo poetico è maturato negli anni, progressivamente, e di sicuro dovremo attenderci nuove sorprese. Alla luce delle tue nuove esperienze, quanto è cambiato il tuo modo di scrivere? In particolare, nel mettere su carta i tuoi testi pensi già alla resa scenica che questi avranno o questo è qualcosa che avviene dopo, una volta terminata la scrittura della poesia?

R: E’ sinceramente cambiato molto, cresciuto direi. Ma non si è astrusamente complicato. Il mio linguaggio rimane sempre diretto ma soltanto più evoluto nel modo di “incastrare” le parole. Il modo nuovo di presentare non  influenza il mio modo di  scrivere né i temi su cui scrivere, ma è vero peraltro che spesso quando compongo mi capita di avere dei flash sul come presentare la poesia e leggerla dal vivo. Credo che non sia esatto dire che una cosa ha influenzato l’altra ma forse che entrambe sono nate e cresciute in me di pari passo.

 

D: Dalle librerie al teatro sembra quasi un passo obbligato. Cosa accadrà nei tuoi spettacoli? Pensi che il tuo modo di fare poesia possa essere esportato anche in tv, di solito restia a concedere questi spazi?

R: Parto dal fondo… sicuramente sì, è assolutamente esportabile in tv,  perché è dinamico, vitale, ironico, sarcastico, intenso, e anche intervistarmi face to face non è certo una cosa noiosa per chi avesse  l’opportunità di farlo...
Tornando alla prima parte della tua domanda, le mie performance teatrali sicuramente dureranno di più , quindi almeno un’ora e mezza. Poi, ovviamente l’area del teatro ti permette di avere più spazio per muoverti e fare cose che non sempre in libreria magari riesci a realizzare al meglio. Per il resto non cambia moltissmo per il semplice motivo che io quando presento in una libreria, trasformo quel luogo in un teatro per cui cambierà poco più  o meno...

 

D: Qual è il tuo concetto di poesia? Con quali parole, verso quali argomenti si svolge la tua ricerca poetica?

R  Credo che oggi la poesia debba avere un linguaggio più moderno, il che non significa, come a volte accade leggendo autori moderni di narrativa, usare parole banali nonché a volte volgarità  gratuite.
Linguaggio moderno per me significa inserire nel tessuto poetico termini ed espressioni del nostro vivere contemporaneo: magari anche accostare con originalità parole di uso comune fra loro ma con costrutto avendo sempre come punto di riferimento un contenuto che si vuol far arrivare alle persone. Questo é sicuramente un modo più fresco ed attuale per scrivere poesie. Il linguaggio come uno strumento al servizio delle tue emozioni e di quello che vuoi esprimere. Ecco quindi, per esempio, nel mio caso, l'uso di termini inglesi o spagnoli. Quando utilizzo termini diversi dall'italiano, lo faccio perché solo in quella lingua ottengo l'incisività e la forza espressiva per far arrivare meglio il mio pensiero.
Credo inoltre che la poesia nel terzo millennio non possa prescindere dall'avere un contenuto anche sociale, e debba quindi tagliare quel cordone ombelicale che, in Italia ancora, la lega all'uso di termini ormai arcaici, oserei dire "obsoleti", creando poeti che parlano solo d'amore utilizzando sempre e soltanto poi quel ristretto bagaglio di parole.
Peraltro, a livello giovanile, se si naviga in rete, si trovano invece anche realtà di ragazzi in gamba che tentano di sperimentare vie nuove ponendo anche attenzione e sensibilità al mondo che li circonda.

 

D: Anche tu, d’altronde, hai iniziato da poco ad essere presente sulla rete: cosa ci aspetta nel tuo blog, mezzo fra l’altro che mi sembra molto congeniale al tuo modo di rappresentarti, e come pensi di utilizzare il tuo sito internet?

R:Visto il mio innato gusto di soprendere, sicuramente non mie poesie. O meglio, nel mio blog ci sono i link al vostro sito e al mio dove si possono leggere poesie tratte dai miei due libri,  ma nel mio blog ci sono più “fondi” come quelli delle grandi firme dei giornali, ma ovviamente con un taglio che è quello che poi si riscontra anche nel mio modo di presentare: sarcasmo, amarezza, denuncia. 

Temi di attualità ma non solo, trattati con attenzione, temi a volte magari poco evidenziati dai media, a volte più nascosti, quasi relegati in un angolino come la sparizione  dell’Isola di Lohachara appena poco dopo natale, per inghiottimento della stessa da parte dell’oceano, e non per colpa di uno Tsunami ma per effetto del global warming. Primo lembo di terra con abitanti che scompare ma, come scrivo in quel post, non il primo tratto di terra che vieni trascinato giù negli abissi dell’oceano…Quindi vi dovete aspettare di tutto, anche poesie se avvertirò la necessità di postarle. Massima libertà mia nel scegliere i temi e vostra nel commentarli sempre nel rispetto delle idee altri e di tutti quelli che postano. Non per niente ho scelto come nome del mio blog “L’agorà”…piazza virtuale dove tutti possiamo incontrarci  brevemente e scambiare… quattro chiacchere su quello che accade intorno a noi.

Quanto al mio sito internet credo che al momento lo utilizzerò soprattutto per far presenti mie iniziative ed avvenimenti che possono riguardarmi olre ovviamente alla possibilità di leggere alcune mie poesie edite.

 

 

Daniele Verzetti (intervistato da Aldo Putignano)



     
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